Introduzione al Progetto

La quantificazione delle modalità distributive di habitat e comunità presenta importanti risvolti per la gestione e la conservazione dell’ambiente marino costiero calabrese. Tale informazione è ad oggi sorprendentemente bassa essendo condizionata da limiti tecnologici nella acquisizione dei dati e dalla ulteriore mancanza di una legislazione attenta a identificare habitat prioritari. Soltanto da qualche anno è stata accettata dalla comunità scientifica mediterranea una classificazione condivisa degli habitat marini (RAC/SPA 2006) in collegamento alla Direttiva Habitat (92/43/CEE “Habitat”) che ha lo scopo di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo.
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Introduzione

La quantificazione delle modalità distributive di habitat e comunità presenta importanti risvolti per la gestione e la conservazione dell’ambiente marino costiero calabrese. Tale informazione è ad oggi sorprendentemente bassa essendo condizionata da limiti tecnologici nella acquisizione dei dati e dalla ulteriore mancanza di una legislazione attenta a identificare habitat prioritari. Soltanto da qualche anno è stata accettata dalla comunità scientifica mediterranea una classificazione condivisa degli habitat marini (RAC/SPA 2006) in collegamento alla Direttiva Habitat (92/43/CEE “Habitat”) che ha lo scopo di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo. A tal fine la direttiva istituisce una rete ecologica europea di Zone Speciali di Conservazione (ZSC) chiamata Rete Natura 2000 e costituisce la più grande rete ecologica del mondo. L’obiettivo di questa rete è quello di garantire il mantenimento e, ove necessario, il ripristino, di uno stato di conservazione soddisfacente dei tipi di habitat naturali e degli habitat delle specie di interesse. La Direttiva prevede che azioni che possano avere incidenze significative su un sito di interesse debbano essere sottoposte a valutazione. Ogni 6 anni ciascuno Stato elabora una relazione sulle misure di conservazione adottate e sui loro effetti.
L’allegato I della Direttiva specifica l’elenco degli Habitat naturali la cui conservazione richiede la designazione di ZSC. Gli allegati II, IV e V contengono gli elenchi delle specie animali e vegetali di interesse comunitario. L’allegato II individua in particolare le specie la cui conservazione richiede l’istituzione di ZSC. L’allegato III specifica i criteri di selezione delle aree suscettibili di essere designate ZSC. L’allegato IV elenca le specie per le quali è necessario adottare misure di rigorosa tutela e delle quali è vietata qualsiasi forma di raccolta, uccisione, detenzione e scambio a fini commerciali. L’allegato V elenca infine le specie il cui prelievo in natura può essere sottoposto a opportune misure di gestione. L’Italia ha recepito la Direttiva nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357, modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003. Lungo le coste calabresi, che si estendono per circa 900 km, sono stati istituiti 14 Siti di Importanza Comunitaria (SIC) marini. La loro distribuzione è pressoché continua e interessa tutti i tratti costieri lungo le 5 province calabresi caratterizzati da substrato duro, tanto artificiale quanto di roccia naturale per un totale superficie SIC (Ha) 16.779.
La presenza dei S.I.C. marini in Calabria coincide largamente con la distribuzione di Posidonia oceanica. È da sottolineare che l’aggiornamento della cartografia della distribuzione di P. oceanica lungo le coste calabresi, effettuato di recente nell’ambito di un progetto POR Calabria 2007-2013 realizzato da ARPACAL sta portando alla creazione di un GIS che sarà utilizzato da operatori della pesca, enti pubblici, parchi nazionali e regionali per orientare le proprie decisioni nel rispetto delle norme comunitarie. Recentemente l’aumento di attività che insistono lungo la costa (scarichi urbani, impianti eolici in mare) sta paradossalmente stimolando la produzione di elaborati cartografici per verificarne le possibilità di installazione. Diventa urgente, pertanto, l’utilizzo di metodi rigorosi per quantificare la vulnerabilità degli habitat in modo da sviluppare piani di gestione efficaci e avviare studi di impatto e di mitigazione impostati correttamente. In questo contesto, è doveroso affiancare alle Direttive Europee, che richiedono di ampliare con urgenza le aree da sottoporre a regime di protezione, un’analisi critica delle attività che operano lungo le nostre coste e che aumenteranno nel prossimo futuro, in modo da evitare che politiche di protezione decise in modo poco realistico rimangano solo sulla carta e vengano disattese in modo sistematico. Inoltre, risulta importante la valutazione dello stato ecologico delle acque marino -costiere della Regione Calabria, secondo la Direttiva Quadro in Materia di Acque (WFD, 2000/60/EC), in modo da individuare i possibili cambiamenti e mettere in pratica piani di gestione che impediscano l’ulteriore deterioramento ambientale e raggiungere un buon stato ecologico e chimico di tutti i corpi idrici.
Il metodo adottato dalla Direttiva Quadro come classificazione ufficiale nazionale delle acque marino – costiere nel mar Mediterraneo é l’indice CARLIT (CARtografia LITorale, Ballesteros et al. 2007), che utilizza le comunità bentoniche del litorale roccioso come indicatori biologici di qualità ambientale. Si tratta di un metodo cartografico che sfrutta lo sviluppo lineare dei popolamenti degli organismi, principalmente macroalgali, della fascia intertidale su costa rocciosa. Le comunità superficiali di substrato roccioso dominate da macroalghe rispondono ai cambiamenti delle condizioni ambientali in tempi relativamente brevi e per questo motivo sono particolarmente adatte al monitoraggio dello stato ecologico delle acque costiere. L’indice CARLIT é l’unico che tiene in considerazione l’intera linea di costa rocciosa per ogni corpo idrico ed é stato ampiamente utilizzato in diversi paesi Mediterranei Europei e non ed in Italia é stato dettato dall’ISPRA, e messo in pratica in diverse regioni come: Liguria, Toscana, Veneto, Lazio, Campania, Puglia, Sardegna, e Sicilia. Il litorale roccioso in Calabria, avendo un’ampia estensione longitudinale, é particolarmente adatto alla valutazione della qualità ambientale delle sue acque marino costiere utilizzando elementi biologici come le comunità delle rocce litorali. Peraltro, in virtù del fatto che il sistema costiero calabrese ha un elevato valore economico e turistico, la caratterizzazione qualitativa del sistema litorale, permetterebbe di mettere in luce il livello di biodiversità delle comunità bentoniche che dominano l’intero litorale.
Tutte conoscenze imprescindibili che serviranno per migliorare la gestione dei sistemi naturali costieri calabresi e la conservazione di quelle aree più suscettibili inserite nella rete Natura 2000 quali i 14 Siti di Importanza Comunitaria (SIC) marini.

Il Progetto

L’Unione Europea considera la conservazione e la protezione dell’ambiente marino una questione complessa che necessita di un approccio ampio e multidimensionale. La Commissione ha elaborato una strategia tematica per affrontare tale complessità, adottando una strategia per l’ambiente marino basata su un nuovo e ambizioso approccio in materia di tutela e gestione degli ecosistemi marini utili a promuovere un uso sostenibile delle risorse marine.

Questi sono riferiti ad un quadro inadeguato per la gestione dei mari, date le complessità istituzionali e giuridiche e il numero diattori interessati; insufficienti conoscenze di base dovute agli scarsi collegamenti tra aree di ricerca in cui occorre intervenire e stabilire delle priorità di azione e mancanza di una politica mirata.

La strategia che si propone ARPACAL con il progetto (1) stato delle conoscenze e implicazioni nelle strategie di monitoraggio, gestione e conservazione, relativo ai siti di importanza comunitaria (sic) marini della Calabria e (2) la valutazione dello stato ecologico delle acque marino – costiere regionali [metodo “CARLIT”], è quello di proteggere e ripristinare il mare calabrese e garantire che le attività umane siano svolte in maniera sostenibile affinché le generazioni presenti e future possano beneficiare del mare calabrese biologicamente ricco e dinamico che sia sicuro, pulito, sano e produttivo.

Questo nuovo approccio si incentra su una politica integrata che prevede l’attuazione di un’unica serie di misure integrate e coerenti per la conservazione e la protezione dell’ambiente marino dettate dalla UE. Infatti, la Commissione propone di attuare progressivamente un approccio basato sull’ecosistema per la gestione delle attività umane che hanno un impatto sull’ambiente marino, che comprende obiettivi e scopi, al fine di garantire la conservazione della biodiversità e l’uso sostenibile delle risorse marine.

Questo approccio tiene conto dei concetti di stato di conservazione soddisfacente e buono stato ecologico previsti dalle direttive “Habitat” e “Uccelli selvatici” e dalla direttiva quadro sulle acque. Secondo la direttiva proposta, le azioni che gli Stati membri dovranno portare avanti per garantire un buono stato ambientale devono basarsi sulla valutazione accurata e affidabile dell’impatto delle attività umane sull’ambiente marino.

Infine, il metodo CARLIT (cartography of littoral and upper-sublittoral benthic communities o, in breve, cartografia litorale) è un metodo cartografico che sfrutta lo sviluppo lineare dei popolamenti superficiali in ambiente microtidale. I dati raccolti sono inseriti all’interno di Sistemi d’Informazione Geografica (GIS), considerati utili strumenti d’aiuto alla decisione nella gestione della fascia costiera, in quanto permettono di valutare l’evoluzione spazio-temporale dei popolamenti e sono in grado di integrare dati di diversa provenienza.

Il CARLIT è stato ideato per un’applicazione lungo coste prevalentemente rocciose: perché l’area di indagine possa essere considerata idonea all’applicazione del metodo, essa deve essere costituita principalmente da scogliere, non necessariamente continue. Le zone rocciose devono essere costituite almeno per l’80 % da substrati naturali. In futuro è previsto di mettere a punto un’estensione del CARLIT alle zone altamente modificate, ma a questo scopo sono necessari studi specifici.

Applicazione Metodologica

La metodologia CARLIT si basa principalmente nell’identificazione visiva delle comunità nella zona litorale e riconoscibili dalla superficie dell’acqua.

L’informazione è ubicata su un supporto fotografico aereo, dove si annota la lunghezza ricoperta da ogni comunità osservata.

I dati raccolti vengono inseriti in un Sistema d’Informazione Geografica (GIS), considerato utile strumento d’aiuto alla decisione nella gestione della fascia costiera, in quanto permette di valutare l’evoluzione spazio-temporale dei popolamenti e sono in grado di integrare dati di diversa provenienza.

Poiché le caratteristiche geomorfologiche della linea di costa possono influire sulla distribuzione dei popolamenti ed al fine di differenziare i diversi corpi idrici, durante il lavoro di cartografia si procede nella caratterizzazione delle diverse caratteristiche della costa: inclinazione, esposizione, orientazione e natura del substrato (naturale/artificiale).

Le diverse pressioni antropiche che influiscono nella classificazione di ogni corpo idrico saranno valutate previamente. La divisione di ogni corpo idrico con le caratteristiche associate sarà riportata in GIS.

Lo stato ecologico (ES) di ogni corpo idrico sarà assegnato in base alle proprie caratteristiche morfologiche ed alla sensibilità delle comunità presenti. Il valore di qualità ambientale assegnato ad ogni tramo viene calcolato e visualizzato dentro del GIS.

Si calcolerà il valore di qualità ecologica (EQR) di ogni corpo idrico della costa, come previsto dalla Direttiva Quadro.

Questo valore corrisponde al rapporto tra la qualità ambientale riscontrata in ogni corpo idrico studiato ed il valore di una zona di referenza già stabilita in Ballesteros et al. (2007). È questo coefficiente che permette di dichiarare lo stato ecologico di ogni corpo idrico con un valore che va da 0 a 1 e diviso nelle cinque categorie: elevato, buono, moderato, povero e cattivo.

Inoltre, per ogni corpo idrico, le comunità bentoniche vengono analizzate quantitativamente mediante campionamenti in situ per approfondire le conoscenze sul loro stato ecologico.

Si quantificherà l’abbondanza di ogni specie sotto forma di copertura e la composizione specifica di ogni comunità presente dal sopralitorale fino all’infralitorale superiore (-5m) per ogni punto campionato.

Si analizzeranno le caratteristiche fisiche (temperatura, trasparenza) e chimiche dell’acqua prelevando campioni di acqua marina in ogni punto per analizzarne la concentrazione di nutrienti.

Ambito d’intervento

Sono interessati tutti i tratti costieri di substrato duro, tanto di roccia naturale quanto di substrato artificiale lungo le cinque province calabresi: Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria e Crotone. Sarà percorso tutto il litorale calabrese dal versante tirrenico fino al versante ionico e diviso in corpi idrici. Inoltre, saranno studiati con particolare interesse tutte le zone d’interesse comunitario (SIC) appartenenti alle diverse province, e le zone sensibili da inserire tra le aree Natura 2000 per quanto riguarda l’habitat roccioso costiero, secondo la Direttiva Habitat (92/43/CEE):

SIC Marini Regione Calabria Superficie Ha Provincia
1 Fondali di Capo Tirone (IT9310033) 101,30 CS
2 Fondali Crosia-Pietrapaola-Cariati (IT9310048) 4.395,20 CS
3 Secca di Amendolara (IT9310053) 610,70 CS
4 Fondali Scogli di Isca (IT9310039) 72,40 CS
5 Fondali marini dell’Isola di Dino-Capo Scalea (IT9310034) 399,20 CS
6 Fondali Isola Cirella-Diamante (IT9310037) 324,10 CS
7 Fondali di Stalettì (IT9320185) 45,51 CZ
8 Fondali di Gabella grande (IT930096) 484,00 KR
9 Fondali di Crotone a Le Castella (IT9320097) 5.209,00 KR
10 Fondali di Punta Pezzo e Capo dell’Armi (IT9350172) 1.799,30 RC
11 Fondali di Scilla (IT9350173) 263,20 RC
12 Fondali di Pizzo calabro” (IT9340092) 1.215,66 VV
13 Fondali di Capo Cozzo – S. Irene (IT9340094) 1.058,00 VV
14 Fondali di Capo Vaticano (IT9340093) 802,00 VV

Lo stato di conservazione soddisfacente di un habitat e di una specie di interesse comunitario è definito dall’art.1 della direttiva Habitat come la somma di tutti i fattori che, agendo su habitat e specie (distribuzione, struttura, funzione e abbondanza), determinano una condizione di stabilità o incremento della struttura e delle funzioni necessarie al proprio mantenimento a lungo termine. Lo stato di conservazione di un habitat dipende chiaramente dallo stato di conservazione delle specie che lo caratterizzano (specie tipiche): l’habitat è valutato in condizione soddisfacente se lo sono anche le sue specie tipiche. Potranno essere considerati, altresì e su indicazione del Dipartimento Politiche Ambiente, gli ulteriori SIC costieri o con porzione significativa a mare (vedi elenco seguente).

CODICE SIC DENOMINAZIONE HA LONG. LAT. PROVINCIA
1 IT9310034 Isola di Dino 35 15,7742 39,8733 CS
2 IT9310037 Isola di Cirella 6,63 15,8017 39,6989 CS
3 IT9310038 Scogliera dei Rizzi 12 15,9006 39,5381 CS
4 IT9310042 Fiumara Saraceno 1047 16,4783 39,8753 CS
5 IT9310043 Fiumara Avena 965 16,5242 39,9219 CS
6 IT9310044 Foce del Fiume Crati 226 16,5231 39,7153 CS
7 IT9310051 Dune di Camigliano 88 16,8286 39,565 CS
8 IT9320095 Foce Neto 583 17,1428 39,2003 KR
9 IT9320100 Dune di Marinella 81 17,0687 39,4244 KR
10 IT9320101 Capo Colonne 29 17,2056 39,0253 KR
11 IT9320102 Dune di Sovereto 104 17,0594 38,9217 KR
12 IT9320103 Capo Rizzuto 12 17,0969 38,8964 KR
13 IT9320106 Steccato di Cutro e Costa del Turchese 258 16,8867 38,93 KR
14 IT9330089 Dune dell’Angitola 383 16,2175 38,8153 CZ
15 IT9330105 Foce del Crocchio – Cropani 37 16,8253 38,9128 CZ
16 IT9330107 Dune di Isca 18 16,5661 38,6011 CZ
17 IT9330108 Dune di Guardavalle 34 16,5794 38,4928 CZ
18 IT9330184 Scogliera di Staletti 21 16,5708 38,7603 CZ
19 IT9340091 Zona costiera fra Briatico e Nicotera 779 15,8281 38,6208 VV
20 IT9350132 Fiumara di Melito 184 15,7906 37,9442 RC
21 IT9350140 Capo dell’Armi 69 15,6822 37,9556 RC
22 IT9350141 Capo S. Giovanni 341 15,9361 37,9256 RC
23 IT9350142 Capo Spartivento 365 16,0589 37,9281 RC
24 IT9350143 Saline Joniche 30 15,7178 37,9347 RC
25 T9350145 Fiumara Amendolea 788 15,8989 37,9625 RC
26 IT9350146 Fiumara Buonamico 1111 16,0858 38,1356 RC
27 IT9350147 Fiumara Laverde 546 16,0739 38,0647 RC
28 IT9350158 Costa Viola e Monte S. Elia 446 15,8342 38,3397 RC
29 IT9350160 Spiaggia di Brancaleone 1585 16,0892 37,9475 RC
30 IT9350171 Spiaggia di Pilati 8,26 15,8014 37,9189 RC
31 IT9350183 Spiaggia di Catona 6,96 15,6353 38,1859 RC
Tecniche di Progetto

Le tecniche proposte per l’intervento progettuale saranno le seguenti:

Identificazione e cartografia in continuo delle comunità bentoniche del litorale calabrese di substrato roccioso naturale e artificiale.
Uso di Sistema d’Informazione Geografica per cartografia digitale. Calcolo dell’ indice CARLIT.
Realizzazione di raschiature delle comunità dell’infralitorale superiore mediante quadrati 15cm x 15cm per quantificarne la copertura e lo stato ecologico. Si individueranno punti di campionamento in ogni corpo idrico.
Inventario delle specie che compongono ogni comunità e quantificazione della copertura mediante transetti verticali su substrato roccioso dal sopralitorale fino all’infralitorale superiore (-5m) nelle zone dichiarate Aree Natura 2000. Caratterizzazione geomorfologica dei trami di costa e divisione della costa in corpi idrici secondo le diverse caratteristiche fisiche e di pressione antropica del litorale calabrese.
Analisi delle acque marino – costiere superficiali al fine di valutarne lo stato fisico-chimico: temperatura, trasparenza, concentrazione nutrienti.

L’articolo 3, paragrafo 1, della direttiva (92/43/CEE) afferma che “è costituita una rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione”, e che “Questa rete, formata dai siti in cui si trovano tipi di habitat naturali elencati nell’allegato I e habitat delle specie di cui all’allegato II, deve garantire il mantenimento ovvero, all’occorrenza, il ripristino, a uno stato di conservazione soddisfacente nella loro area di ripartizione naturale”.

Pertanto, le attività relative allo stato delle conoscenze e implicazioni nelle strategie di monitoraggio, gestione e conservazione dei i siti di importanza comunitaria (sic) marini della Calabria, saranno eseguite con le seguenti modalità tecniche:

Fase 1A
a) grado di rappresentatività del tipo di habitat naturale sul sito; b) superficie del sito coperta dal tipo di habitat naturale rispetto alla superficie totale coperta da questo tipo di habitat naturale sul territorio regionale; c) grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale in questione e possibilità di ripristino; d) valutazione globale del valore del sito per la conservazione del tipo di habitat naturale in questione.
Fase 1B
a) dimensioni e densità della popolazione delle specie presenti nel sito in relazione alla popolazione presente all’interno del territorio regionale; b) grado di conservazione degli elementi dell’habitat importanti per le specie interessate e possibilità di ripristino; c) grado di isolamento della popolazione presente nel sito in relazione all’area di ripartizione naturale della specie; d) valutazione globale del valore del sito per la conservazione delle specie in questione.
Obiettivi

Il principale obiettivo del presente progetto é quello di ottemperare a quanto richiesto dalla Direttiva Quadro non ancora applicata in Calabria, consentendo così di colmare gap conoscitivi sullo stato ecologico dell’ecosistema marino costiero calabrese.

Con i dati raccolti si creerà una cartografia su base digitale per visualizzare lo stato di qualità ambientale di ogni corpo idrico e la distribuzione geografica di tutte le comunità bentoniche osservate e le specie che le compongono.

Inoltre si realizzerà una classificazione della costa per corpi idrici identificati per le loro caratteristiche morfologiche, chimico-fisico dell’acqua e pressioni antropiche.

Sulla base delle conoscenze acquisite e rese pubbliche, si intende creare una rete d’attuazione territoriale, tra i diversi enti pubblici, per migliorare la fruibilità delle informazioni e porre in essere piani di gestione che migliorino la conservazione di zone d’interesse comunitario e impediscano ulteriori fonti di deterioramento ambientale laddove riscontrate.

Risultati possibili

Adempimento della Direttiva Quadro (WFD, 2000/60/EC) da parte della Regione Calabria;

Suddivisione del litorale mediante corpi idrici identificati per le loro caratteristiche geomorfologiche, d’uso del suolo e di pressione antropica;

Valutazione dello stato ecologico delle acque marino – costiere in Calabria;

Cartografia digitale delle comunità vegetazionali del litorale roccioso;

Valutazione dello stato di eutrofizzazione delle acque costiere. Realizzazione di una cartografia digitale della distribuzione delle comunità bentoniche presenti lungo trami del litorale roccioso, e una cartina dello stato di qualità ambientale di ogni corpo idrico;

Valorizzazione e caratterizzazione delle comunità bentoniche che vivono nelle zone d’interesse comunitario (SIC) della fascia costiera;

Trasferimento dei dati ottenuti alle Amministrazioni Provinciali e Comunali ai fini di migliorare la tutela e gestione della fascia costiera a livello territoriale;

Pubblicazioni scientifiche;

Produzione di materiale didattico – divulgativo. Report di lavoro. Cartografie digitali e cartacee. Inventari di specie e distribuzione georeferenziate delle comunità bentoniche;

preservare l’ambiente marino – costiero, contrastandone il degrado e la perdita di biodiversità e, laddove possibile, mantenere e/o ripristinare le condizioni ottimali degli ecosistemi marini, al fine di garantirne alti livelli di vitalità e funzionalità e la produzione dei servizi ecosistemici che da esso derivano, (mitigazione e adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici);

impedire la pratica illegale della pesca a strascico nella fascia costiera;

garantire l’integrazione delle esigenze di conservazione della biodiversità marina e costiera e dei relativi servizi ecosistemici nelle politiche economiche e di settore;

garantire l’uso sostenibile delle risorse dell’ambiente marino – costiero attraverso l’applicazione di un approccio eco sistemico alla gestione, sul lungo periodo, delle attività antropiche legate al mare;

migliorare attraverso la ricerca scientifica la conoscenza dello stato biologico ed ecologico dell’ambiente marino e costiero, per comprendere, prevenire e mitigare la perdita di biodiversità causata dagli impatti derivanti dalle attività umane e dai cambiamenti climatici;

contenere la pressione antropica sugli ambienti marini costieri esercitata dalla domanda turistica;

promuovere la diffusione delle conoscenze e delle professionalità necessarie per riconoscere, apprezzare e valutare la biodiversità marina promuovendone l’uso sostenibile;

sostenere le azioni di integrazione tra ricerca marina e ricerca marittima (sui mezzi e le infrastrutture di trasporto e di uso delle risorse marine), per integrare la cultura della tutela della biodiversità con l’innovazione dei prodotti e dei processi e servizi dell’economia del mare;

realizzare studi sulle biocenosi e sugli habitat di maggior pregio non ancora sottoposte a studi di ricerca per approfondire la conoscenza e colmare le lacune conoscitive sulla consistenza, le caratteristiche, lo stato di conservazione di habitat e specie marine nonché sui fattori di minaccia diretti e indiretti;

assicurare un regime di tutela adeguato nei tratti costieri interessati dalla presenza dei siti di nidificazione di tartaruga marina (Caretta caretta) non ancora completamente tutelati.

Organigramma di progetto
Coordinamento Scientifico ARPACAL
Coordinamento Tecnico ARPACAL
Gestione e controllo amministrativo ARPACAL
Gruppo di Lavoro supporto scientifico AMP
Gruppo di Lavoro supporto scientifico UNICAL
Gruppo di Lavoro supporto scientifico ISPRA
Gruppo di Lavoro supporto scientifico CSIC
Gruppo di Lavoro supporto scientifico IEO
Tecnici Laboratorio biologi marini + chimici ARPACAL
Il Partenariato di progetto

Per la realizzazione del presente progetto si creará una rete di collaborazione internazionale che vedrà impegnati l’ARPA Calabria, in qualità di soggetto proponente ed il Centro di studi Avanzati di Blanes (appartenente al Consiglio Superiore di Ricerca Scientifica in Spagna, CSIC) con il gruppo di ricerca specializzato e ideatore dell’indice CARLIT, coordinato dal Prof. Enric Ballesteros. Saranno inoltre coinvolti nel partenariato l’ISPRA e l’Università degli Studi della Calabria e l’AMP – Area Marina Protetta di Isola CR e l’ISTITUTO OCEANOGRAFICO SPAGNOLO.

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